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Un fenomeno recente: le piattaforme “low code”

Un fenomeno recente: le piattaforme “low-code”

Da un po’ di tempo si è diffuso in modalità virale in ambito informatico il concetto di “strumenti di sviluppo rapido” e tra questi svettano, per rilevanza di obiettivi raggiunti, i sistemi comunemente definiti “low-code”.

Quando si parla di “low-code” si introduce un concetto che potrebbe far tornare alla mente, di coloro che hanno più di mezzo secolo, i sistemi di 4a generazione di cui si favoleggiava verso la fine degli anni ‘80.

Ma ora il contesto è completamente diverso: i sistemi di 4a generazione erano orientati ai programmatori ed il loro scopo era quello di supportarli per renderli più efficienti.

I sistemi “low-code” invece sono piattaforme orientate agli “End-User-Tecnologici” ed il loro scopo oggi è quello di supportarli per renderli autonomi nel modellare i processi aziendali per realizzare la trasformazione digitale delle organizzazioni aziendali.

Tutto ciò attraverso la disponibilità di prodotti che consentano loro di focalizzarsi sulla natura dei processi da digitalizzare senza dover disperdere troppe energie sull’effettiva implementazione nel codice.

Come le piattaforme “low-code”, tra cui RuleDesigner, supportano la flessibilità aziendale

La popolarità delle piattaforme a “low-code” sta crescendo rapidamente; esse hanno preso con successo il controllo in svariati settori, per cui già oggi si contano varie soluzioni consolidate.

Un esempio un poco “atipico” di queste soluzioni è la stessa piattaforma RuleDesigner.

La piattaforma RuleDesigner, che è cresciuta negli ultimi 20 anni articolandosi dal supporto all’ area prodotto per arrivare via via ad abbracciare tutto quel “reticolo di relazioni aziendali” definite “enterprise collaboration”, fin dal principio è stata dotata di un framework per la modellazione di processi di automazione, basato su un approccio procedurale rule-driven; framework che viene messo a disposizione dei clienti in modalità “low- code”.

Per comprendere i benefici derivanti dall’adozione di questo tipo di soluzioni è opportuno fare una panoramica delle caratteristiche e obiettivi che ne stanno alla base.

Cosa sono le piattaforme “low-code”?

L’idea di base alla base delle piattaforme “low-code” è che il “depositario del problema” (ossia della conoscenza) non debba necessariamente valersi di un programmatore per modellarne la logica dei processi che intende digitalizzare, ma possa essere esso stesso in grado di operare in autonomia la modellazione dei processi creando una soluzione funzionante senza doversi concentrare sullo sviluppo del codice.

In questo modo si elimina la necessità di dotarsi di personale adeguato a trasporre le problematiche che si desidera digitalizzare, ovvero di dovere imparare in profondità uno specifico linguaggio di programmazione, per poterlo fare da soli.

Per cui si può dedicare il massimo delle energie al design funzionale dei processi, ai test in tempo reale e alla costante raffinazione o messa a punto dei risultati.

Ci si può così concentrare sulla “User Experience” senza occuparsi troppo delle specificità dell’implementazione, potendo dedicare risorse ed energie a creare flussi di lavoro, nonché interfaccia utente intuitiva che comunica chiaramente le funzionalità del software.

Nel caso in cui i programmatori veri e propri fossero chiamati ad utilizzare le piattaforme “low-code”, anche per essi ci potrebbero essere vantaggi rilevanti, come ad esempio :

  • la possibilità di operare in piena autonomia anche se con un esperienza relativamente più ridotta, consentendo a più persone di contribuire allo sviluppo del prodotto finale.
  • la possibilità di ottenere feedback più frequenti mentre iterano sul design finale, consentendo loro di assicurarsi che sia allineato con le aspettative degli utenti e dei project managers.

In altre parole, le piattaforme “low-code” eliminano la necessità di conoscere a fondo specifici linguaggi di programmazione potendo porre maggiore enfasi sulla progettazione funzionale sulla flessibilità di modifica e su un affinamento costante.

Ma il vantaggio forse maggiore è che possono contribuire allo sviluppo del prodotto finale persone che non hanno specifiche competenze di programmazione ma solo conoscenza del processo e del dominio applicativo.

Questo fornisce una maggiore flessibilità grazie alla possibilità di apportare modifiche a sistemi complessi, attuando logiche di miglioramento continuo, in modo autonomo e senza intermediari, sfruttando i feed-back degli utenti.

Quando è corretto fare uso di piattaforme “low-code”?

A scanso di equivoci è importante chiarire da subito che le piattaforme “low-code” non sono state concepite per essere un sostituto delle piattaforme di sviluppo tradizionali.

Le piattaforme di sviluppo “low-code” non hanno quindi l’obiettivo di soppiantare le metodologie di sviluppo tradizionali, ma hanno lo scopo di affiancarle.

Il loro utilizzo ottimale è quello di ottenere risultati il più rapidamente possibile e con un un’interfaccia coerente che massimizzi l’esperienza dell’utente finale.

Per questo un approccio “low code” può essere assimilato ad una sorta di “prototipazione rapida” e ciò rappresenta un enorme vantaggio che attira costantemente nuovi utenti.

Il fatto che si possano ottenere feed-back molto velocemente diventa anche una bussola per i project manager.

Gli utilizzatori di RuleDesigner, ad esempio, possono produrre le proprie procedure di automazione attingendo ad un’ampia libreria di “elementi costitutivi” già pronti e programmati per svolgere uno specifico task e configurandoli per lo scopo specifico.

In questo modo vengono replicate funzionalità comuni nell’intera infrastruttura invece di richiedere allo sviluppatore di codificarle di nuovo con piccole differenze.

Chi dovrebbe usare una piattaforma “low-code”?

I vantaggi principali delle piattaforme “low-code” sono due:

Il primo vantaggio è la velocità con cui consentono all’utilizzatore di svolgere il proprio lavoro.
In genere è possibile produrre un’applicazione con un’interfaccia complessa più rapidamente rispetto allo sviluppo basato su codice.

Anche il fatto che uno sviluppatore non abbia bisogno di imparare un nuovo linguaggio è un grande beneficio.

Il secondo vantaggio è la flessibilità ossia la possibilità di apportare rapidamente modifiche o creare varianti ai Workflows. Ciò permette di seguire dinamicamente l’evoluzione delle necessità aziendali che, in un panorama mutevole come quello attuale, cambiano in continuazione ad una velocità non compatibile con quella tipica degli aggiornamenti e rilasci effettuati con i linguaggi software tradizionali.

A chi si rivolgono le piattaforme “low-code”?

Ci sono svariati casi d’uso delle piattaforme “low-code”, dal miglioramento rapido di soluzioni esistenti allo sviluppo di nuovi strumenti che colmano le “zone grigie” non coperte da altre applicazioni specifiche.

Sebbene le piattaforme low-code siano uno strumento auspicabile per chi non ha conoscenze tecniche di programmazione, anche gli sviluppatori software esperti ne possono trarre vantaggio quando devono creare soluzioni integrate con applicazioni di terze parti.

Gli utilizzatori di RuleDesigner, con il framework low-code nativamente integrato, possono sviluppare in modo rapido e in completa autonomia prototipi e procedure per la configurazione e automazione di processi estendendo il raggio d’azione della piattaforma stessa.

Inoltre, si avvantaggiano di una modalità di “prototipazione rapida”, che significa modellazione e manutenzione semplice e veloce nonché possibilità di accedere ad un ecosistema avanzato di integrazioni verso applicativi di mercato, costantemente aggiornato e completamente supportato dal produttore.

Piattaforme come RuleDesigner sono perfette per risolvere problemi aziendali che vanno da quelli semplici a quelli complessi, che coprono tutte le aree aziendali, dal Marketing, al Prevendita, al Prodotto, alle Commesse, al Postvendita, alla Supply-chain, etc etc.

Un uso corretto di tali piattaforme può portare ad una migliore efficienza e ad una migliore esperienza complessiva dell’utente finale.

La sintesi finale sulle piattaforme “low-code”

Le piattaforme “low-code” rappresentano un’ottima opportunità per la personalizzazione dei propri applicativi e offrono vantaggi che non devono essere sottovalutati. Le piattaforme “low-code” sono giunte sul mercato relativamente da poco, ma non sono un fenomeno passeggero: sono qui per rimanere.

Non sono state concepite per essere un sostituto delle piattaforme di sviluppo tradizionali.
Decidere di adottarle può dare molti vantaggi che non devono essere sottovalutati.

Continuare a basarsi esclusivamente delle soluzioni basate sul codice sorgente, potrebbe essere fortemente limitativo, per cui è importante capire che alcuni approcci funzionano meglio in alcune circostanze e chi deve prendere una decisione dovrebbe fare del proprio meglio per sfruttare al meglio tali approcci ogni volta che si rivelano un’opzione praticabile per loro.

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